La Visione

Non ho un luogo da raggiungere, appartengo all’andare.
Lo sento come un mezzo di esplorazione e, per questo, di rivelazione.
L’indagine dell’uomo riflette tutti i campi dell’esistenza ecco, perché il teatro ha il potere di provocare, stimolare e trasformare. In questo impasto vitale l’uomo cerca e trova l’uomo.
Mi sento un creatore di mondi, un artigiano che costruisce architetture emotive che possano coinvolgere e avvolgere lo spettatore che è portatore egli stesso di una propria architettura.
Così partecipo all’arte, cercando l’incastro tra le due, considerandola un esperienza sperimentale, laboratorio di bozzetti e modelli umani. E’ in tal modo che il teatro rivela l’uomo all’uomo stesso è un esperienza collettiva di scoperta.
Cerco di farlo con la gente, insieme, invitandola a esplorare nuovi mondi e a riflettere sulle proprie esperienze e percezioni. L’esplorazione è il moto, il mio semplice filosofico andare col desiderio di affondare le mani sulla complessa e sorprendente bellezza dell’esistenza.
Non vivo la Regia, quindi, come un atto di direzione, piuttosto come un continuo processo creativo che costruisce mondi e racconta storie che risuonano ben oltre il palcoscenico. Traduco il testo in un linguaggio visivo ed emotivo che parli a tutti, parola che catalizza ed armonizza le energie creative di ogni componente.
E’ il testo il centro, la parola il suo nucleo vitale. E’ lei il mio spioncino sull’esistenza, lei il motore primario della creazione, la fonte inesauribile dalla quale mi disseto. La parola ha una forza primordiale il cui valore evocativo non ha eguali, va espressa, ma muore se non è ascoltata.
Ecco, sono un tentativo, un ponte tra la realtà ed il sogno di ognuno, anch’io immerso in un atto di creazione che non solo racconta una storia ma la vive grazie al vivere del pubblico.

La Visione

Non ho un luogo da raggiungere, appartengo all’andare.
Lo sento come un mezzo di esplorazione e, per questo, di rivelazione.
L’indagine dell’uomo riflette tutti i campi dell’esistenza ecco, perché il teatro ha il potere di provocare, stimolare e trasformare. In questo impasto vitale l’uomo cerca e trova l’uomo.
Mi sento un creatore di mondi, un artigiano che costruisce architetture emotive che possano coinvolgere e avvolgere lo spettatore che è portatore egli stesso di una propria architettura.
Così partecipo all’arte, cercando l’incastro tra le due, considerandola un esperienza sperimentale, laboratorio di bozzetti e modelli umani. E’ in tal modo che il teatro rivela l’uomo all’uomo stesso è un esperienza collettiva di scoperta.
Cerco di farlo con la gente, insieme, invitandola a esplorare nuovi mondi e a riflettere sulle proprie esperienze e percezioni. L’esplorazione è il moto, il mio semplice filosofico andare col desiderio di affondare le mani sulla complessa e sorprendente bellezza dell’esistenza.
Non vivo la Regia, quindi, come un atto di direzione, piuttosto come un continuo processo creativo che costruisce mondi e racconta storie che risuonano ben oltre il palcoscenico. Traduco il testo in un linguaggio visivo ed emotivo che parli a tutti, parola che catalizza ed armonizza le energie creative di ogni componente.
E’ il testo il centro, la parola il suo nucleo vitale. E’ lei il mio spioncino sull’esistenza, lei il motore primario della creazione, la fonte inesauribile dalla quale mi disseto. La parola ha una forza primordiale il cui valore evocativo non ha eguali, va espressa, ma muore se non è ascoltata.
Ecco, sono un tentativo, un ponte tra la realtà ed il sogno di ognuno, anch’io immerso in un atto di creazione che non solo racconta una storia ma la vive grazie al vivere del pubblico.
